lunedì 26 giugno 2017

Verbale Coordinamento regionale AMI 17 giugno 2017 Varese


Varese 17 giugno 2017
Verbale riunione Coordinamento lombardo della Associazione Mazziniana Italiana.
Presenti: Mario Di Napoli presidente dell’AMI, Carlo Manzoni, Leonardo Tomassoni, Roberto Gervasini e Fiorenzo Filippini di Varese, Aurelio Ciccocioppo e Angelo Protasoni di Gallarate, Gianna Parri e Carlo Visco Gilardi di Monza, Chico Sciuto e Giorgio Beccaceci di Milano, Pierantonio Volpini e Paolo Moschini di Bergamo.

Al momento dell’arrivo alla stazione di Varese siamo stati accolti dagli amici di Varese e siamo stati omaggiati di un articolo relativo a una pagina storica di Varese : la battaglia del 26 maggio- Garibaldi a Varese.
Si inizia con una visita alla scuola  intitolata a Giuseppe Mazzini all’interno della quale viene portato un mazzo di fiori al busto di Giuseppe Mazzini posto nell’androne della scuola. Il busto è opera dello scultore Wagner.
Si visita quindi la piazza con il campanile basilica di San Vittore  che porta ancora i segni delle cannonate del feldmaresciallo Karl von Urban nell’anno 1859 quei giorni di maggio in cui i Cacciatori delle Alpi e la popolazione di Varese si opposero alle truppe Austriache
Passando infine per la piazza del Podestà a visitare il monumento dedicato al Garibaldinoisiamo arrivati alla sede della Associazione.

 
Verbale Coordinamento regionale AMI  a Varese:
Carlo Manzoni presenta la nuova sezione AMI di Varese ed elenca le iniziative già messe in atto e presenta il vasto e interessante programma delle manifestazioni pubbliche per i resto dell’anno.
Pierantonio Volpini illustra il ruolo della sua funzione, parla della relazione sull’Europa di Chico Sciuto (che si può leggere alla fine di questo post), poi legge il verbale della precedente riunione del coordinamento che si può leggere in questo post (http://mazzinianilombardi.blogspot.it/2017/06/verbale-coordinamento-regionale-ami-08.html), e propone delle iniziative informatiche da attuare per avere un chiaro quadro degli iscritti ed una informatizzazione di base per tutti.
Gianna Parri a proposito dell 'Ami  / Ame ha affermato "ho condiviso l'idea primaria di C. Sciuto  di allargare l'Ami all'Europa per quanto possibile - il nome non è fondamentale  e con Sciuto ho condiviso il primo documento - ma che lascio a Chico la paternità del secondo documento - quello reso ora pubblico - sul quale ho delle perplessità : mi sembra che tornare alle regioni europee  eliminando gli Stati sia un lungo passo indietro rispetto al pensiero mazziniano ".
Manzoni e Di Napoli affermano che l’argomento merita un Congresso ad hoc e viene ricordato che il logo con l’edera dell’ AMI simboleggia l’Europa, ma che si potrebbe mettere una scritta sotto il logo a ricordare l'idea  di Mazzini di un Europa libera ed unita.
Pierantonio Volpini suggerisce che la scritta potrebbe essere - Per Una Giovine Europa - per ricordare il movimento fondta da Mazzini nel 1834
Tommasoni concorda con il no a AME
Pierantonio Volpini anticipa che il regolamento del coordinamento verrà inviato a tutti. E sottolinea che tutte le future comunicazioni verranno inviate da parte sua solo ai segretari di sezione, lasciando a costoro l’invio successivo a tutti gli iscritti della sezione. Ricorda che nel regolamento si parla di un Vicepresidente che non è stato ancora nominato. Si decide che il vicepresidente sarà Chico Sciuto.
Il delegato di Gallarate parla dei programmi della sezione e della mozione che li impegna a iniziative di carattere sociale, sul versante istruzione e del recupero di un quadro con il contributo del F.A.I.
Giorgio Beccaceci Parla della conferenza sui fratelli Rosselli tenuta il giorno precedente a Monza. Evidenzia l’estremo interesse per quanto ascoltato, ritiene che tali presentazioni dovrebbero diventare patrimonio condiviso e auspica che nelle prossime simili occasioni l’evento venga registrato e messo in rete.
Per ampliare la platea degli iscritti all’AMI propone che ogni iscritto alla Associazione regali per un anno l’abbonamento a Pensiero Mazziniano con una lettera di accompagnamento da preparare per spiegare l’importanza dei valori mazziniani e sottolineando che in caso di interesse a partire dal  da secondo anno  sarebbe gradita la sua iscrizione diretta alla Associazione.
Le due proposte sono accolte positivamente. Per la prima se ne parlerà con le sezioni lombarde per attuarla, per la seconda preparerà un promemoria da sottoporre alla Direzione Nazionale alla prima riunione.
Mario Di Napoli
Definisce utile uno scambio di esperienze facendo anche format ripetitivi.
Dichiara che lo ius soli dovrebbe esser accompagnato dallo ius cultura.
Suggerisce di organizzare una volta ogni anno una Giornata mazziniana lombarda
L’Europa è un  importante tema e dovremo dibatterlo; no il passaggio al nome AME ma inserire nel logo un motto che richiama all’Europa si può.
Favorevole alla creazione di una Federazione Mazziniana Europea con apertura di sedi mazziniane ovunque sia possibile.
Accenna alla conferenza sui fratelli Rosselli tenuta a Monza il giorno precedente, li definisce due mazziniani del XX secolo, evidenzia che il rapporto tra Giustizia e Libertà si tiene insieme solo se il collegamento è la Virtù Morale, la Virtù Repubblicana.”
Giorgio Beccaceci


 



Chico Sciuto - relazione sull’Europa

Cari amici mazziniani, dopo la riunione del Comitato Lombardo A.M.I. di sabato 8 aprile 2017 a Brescia, ho perfezionato la mia relazione sull’Europa, già espressa qua e là in varie occasioni. Ve la espongo qui di seguito.

È necessaria qualche premessa. Il vocabolario Zanichelli, alla voce “Patria”, recita: “Paese comune ai componenti di una nazione, in cui essi si sentono legati come individui e come collettività, sia per nascita, sia per motivi psicologici, storici, culturali e simili.” Mi pare si possa anche convenire che Patria è il luogo in cui si è liberi in casa propria e dove non si è comandati da alcun estraneo.

Premetto anche che il mondo è in continua evoluzione e che tutto cambia sempre più velocemente. Ai tempi di Mazzini non esistevano l’automobile, l’aereo, il telefono, la TV, i computers, internet. In altre parole, non c’era quell’odierna facilità di interscambio di persone e di idee, che ha mutato molte cose. Tuttavia, mentre alcune idee mazziniane rimangono ancor valide, come quella della Giovine Europa, altre invece devono essere aggiornate ai tempi, come il concetto di fratellanza e di unione fra i popoli, in particolare quelli europei.

Ciò premesso, espongo alcuni dati storici. Qualche millennio avanti l’Era Volgare (“avanti Cristo”, per chi preferisce) l’Europa era già omogenea, anche se, ovviamente, non esisteva ancora il concetto moderno di Stato. Nei miei viaggi in l’Europa, ho potuto constatare di persona che l’antico popolo europeo esprimeva già a quei tempi il suo unico pensiero nelle sue architetture megalitiche, giunte fino a noi. Ho visitato infatti megaliti molto simili in Sardegna, Corsica, Bretagna, Puglia, Svezia, Turchia, Portogallo, Scozia, Irlanda, Malta. Stonehenge è solo l’esempio più noto di quei megaliti. Persino i monumenti meno diffusi, come la “tomba del gigante”, in Sardegna, trova riscontro in una costruzione omologa nella lontana “citania” di Briteiros, in Portogallo.

Evidentemente, esisteva già allora un’unica cultura, nonostante le antiche difficoltà di comunicazione. Astronomia e religione erano collegate con quelle antiche costruzioni, ma la mancanza di scrittura, non ancora inventata, non ha consentito di tramandarci altro.

Anche gli studi del genetista Luigi-Luca Cavalli-Sforza e gli esami sull’origine delle lingue europee confermano l'unica origine degli europei, salvo piccole eccezioni. Non voglio annoiare riportando qui in dettaglio questi studi ed esami e rimando quindi alla letteratura specifica, molto esplicativa e appagante (L.L.CavalliSforza+T.Pievani “Homo Sapiens” ed.Codice).

È pure lungo spiegare qui come quell’antica civiltà megalitica, fondendosi con la cultura e la scrittura provenienti dal vicino oriente, si sia trasformata poi nella civiltà greca. Per dare una rapida idea, si può paragonare l’antica Grecia all’America di oggi: entrambe sono sintesi di altre culture, concentrate in uno stesso luogo. Dati storici e scritti omerici ce lo confermano.

Oggi la Grecia è la culla della nostra civiltà, è il fondamento del mondo attuale. La componente culturale ebraica, proveniente dalla Palestina, ha apportato poi successive trasformazioni religiose.

Alla civiltà greca subentrò poi quella latina. In epoche successive, quell’antica unità è venuta a mancare. Vari sono stati i tentativi di rinsaldarla: il Sacro Romano Impero (2 feb. 962 – 6 ago. 1806) è solo uno dei vari esempi.

In epoche più recenti, circa 200 anni fa, alcune delle odierne nazioni europee si erano già formate (p. es.: Francia, Gran Bretagna), altre lottavano per l’indipendenza (Grecia, Polonia, Irlanda) e altre ancora (Italia, Germania) erano frazionate in tanti piccoli Stati.

Man mano che, fra i popoli, si diffondeva sempre più la consapevolezza di sé, parallelamente ricominciava a sorgere una nuova idea di unità europea, slegata da quella di epoca megalitica, troppo antica e ormai dimenticata. Nasceva così, per forza di cose, quel Risorgimento che ben conosciamo, di cui Mazzini fu indiscusso protagonista.

Purtroppo, nasceva anche la necessità di stabilire i confini delle nuove nazioni, confini impossibili da tracciare in una popolazione sempre più amalgamata. Ecco quindi sorgere i primi contrasti, molto acuti nei luoghi di maggior commistione, soprattutto tra Francia e Germania. Questi contrasti poi hanno portato a un secolo di quelle guerre fratricide, che oggi possono essere viste come una guerra civile europea, la cui soluzione ha generato l’Unione Europea.

Un’idea di questa commistione ci è data dalla città di Strasburgo, che ha caratteristiche sia francesi, sia tedesche. Si chiama Strasbourg in francese, Straßburg in tedesco (Straße, in tedesco significa strada) e si trova oggi in Francia. Altrettanto si può dire di Colmar/Kolmar o di Mulhouse/Mülhausen o di varie altre cittadine. Francoforte, in tedesco Frankfurt, significa “guado dei Franchi” sul fiume Meno.

Persino molti cognomi denotano la commistione: il biologo francese George Cuvier (1769 – 1832) si chiama Georg Küfer in tedesco; Robert Schuman (1886 – 1963), uno dei padri fondatori dell’EU, era francese con cognome tedesco nato in Lussemburgo; il nostro contemporaneo Jean Claude Junker è un lussemburghese che ha studiato in Francia e ha cognome tedesco. La torre Eiffel, simbolo di Parigi e della Francia, prende nome dall’ingegnere che la costruì: un francese dal cognome tedesco. Haussmann, costruttore dei famosi boulevards parigini, era francese con cognome tedesco. Si potrebbe proseguire con tanti altri casi, alcuni noti, altri sconosciuti.

Un discorso simile può essere fatto per altre regioni europee. A sud, la Provenza deve il suo nome alla provincia romana per antonomasia. Ancor oggi, in Corsica e a Nizza, molti cognomi sono italiani. E poi, la Val d’Aosta deve stare in Italia o in Francia? La Lorena è Francia o Germania? I Paesi Baschi sono Francia, Spagna o autonomi? L’AltoAdige/Südtirol è Italia o Austria? Il Kosovo è Serbia o Albania? La città natale del filosofo tedesco Kant è Königsberg ed è tedesca o Kaliningrad ed è russa? E così via. Qualsiasi regione europea possiede caratteristiche proprie, ma simili a quelle confinanti.

Come dicevo all’inizio, i moderni mezzi di comunicazione hanno cambiato molte cose. Oggi tutto è ancor più interconnesso, a tal punto che la patria degli europei non è più semplicemente la Spagna, la Grecia, l’Italia, la Lituania, eccetera, ma l’Europa nel suo complesso.

Quanto alle persone dei giorni nostri, cito semplicemente il mio caso, come esempio tutt’altro che speciale, molto comune fra tanti europei.

Mia moglie ha origini mitteleuropee. Nella 1a guerra mondiale, un mio nonno e due miei zii hanno combattuto, teoricamente, contro quelli di mia moglie. Ho due figlie. Una vive in Italia, sposata con un italo-spagnolo. L’altra, dopo varie esperienze lavorative in vari Stati europei, ha sposato un tedesco, vive in Germania e ha doppia nazionalità. Due miei nipoti sono bilingui e gli altri tre conoscono varie lingue. Ripeto: esistono svariati casi come il mio. Infatti, le generazioni di giovani o ex-giovani, che hanno partecipato ai vari Erasmus, è oggi inserita pienamente nel mondo del lavoro del paese d’origine e/o all’estero.

Così, ogni cittadino europeo sta costruendo l’Europa, spontaneamente, lentamente, nonostante gli odierni populismi autolesionistici che auspicano un ritorno a un passato ormai impossibile. Quei ciechi populismi non tengono conto, tra l’altro, che il problema del momento, il controllo degl’immigrati, è più facile se siamo uniti, non se siamo separati e che le frontiere esterne dell’UE sono più corte della somma delle frontiere dei singoli Stati. È più forte la valuta unica, l’euro, piuttosto che tante valute di singoli Stati, soggette a facili speculazioni. Ricordo bene quando il governo Amato dovette improvvisamente prelevare dai c/c degl'italiani per evitare la bancarotta.

Oggi, in Europa abbiamo un’unica valuta e le monete delle nostre nazioni circolano già nelle nostre mani. Le leggi dei vari paesi europei si assomigliano molto. La politica economica diventa sempre più unitaria. La facilità di scambio ha permesso alle ditte di offrire gli stessi servizi in tutt’Europa, di aprire ovunque gli stessi negozi e di disporre delle stesse merci. Persino alcuni programmi TV usano gli stessi format: hanno identiche scene, stessa grafica, si svolgono nello stesso modo in vari paesi, cambiando solo la lingua e le persone (vedi, p. es., “Chi vuol esser milionario”). Spesso, anche gli spot pubblicitari sono uguali in vari paesi e, qualche volta, nemmeno cambiano lingua. Spero di poter avere presto anche un’unica Costituzione per tutti. Spero anche che il caso Brexit, non ancora definito, rimanga isolato e voglio illudermi che rientrerà.

Se non si realizzerà presto un’Europa veramente unita, in ogni regione non verrà mai meno né il desiderio d’indipendenza, né quello di appartenenza a uno Stato o a quell’altro confinante. Anche i nazionalismi dei singoli Stati rinasceranno sempre perché, per preconcetto, qualunque nazione si sentirà sempre superiore o sempre inferiore a un’altra. Bisogna quindi abolire gli Stati attuali, mantenendo le regioni con le loro specifiche caratteristiche che, sfumando l’una nell’altra, genereranno un’unica, grande nazione europea, fortemente unita. Si proteggeranno così le autonomie etniche, politiche, linguistiche e, allo stesso tempo, si avrà una maggiore coesione.

Non è un’utopia. Infatti oggi esistono già forti diversità all’interno di ogni Stato: il Süd Tirol/Alto Adige, con forte componente tedesca, è molto diverso dalla Sicilia con la sua componente araba (p. es.: Marsala è “Marsha Allah”, porto di Dio). Altrettanto domani, nella nazione europea, la Lapponia, coi suoi pastori di renne, e Malta, sintesi di culture mediterranee, continueranno a essere due regioni diverse, ma appartenenti a un unico grande Stato. Questo sarebbe anche il riconoscimento delle comuni origini del popolo europeo, dell’unico popolo europeo.

Per tutto quanto detto, io considero la situazione attuale come una semplice tappa di una lunga transizione, iniziata nel Risorgimento e culminante nella futura Europa unita, un’Europa formata dalle sole regioni (Alsazia, Toscana, Hessen, Algarve, Catalogna, Attica, ecc.), un’Europa senza gli attuali Stati (Italia, Francia, Olanda, Estonia, ecc.).

Dovranno restare soltanto lo Stato centrale, le regioni e i Comuni. Io vedo questo come il naturale sviluppo di quel processo risorgimentale, iniziato da Mazzini e non ancora compiuto.

Per questo, io auspico un 2° Risorgimento: come, anticamente, tanti piccoli Stati si sono fusi per formare le nazioni attuali, così anche queste nazioni dovranno fondersi per formarne uno solo, più grande: l’Europa. La fusione dev’essere totale, così come avviene oggi tra la popolazione delle già citate regioni renane, così come avviene oggi nella piccola Svizzera, dove è molto frequente, p. es., che un cittadino di madrelingua tedesca abbia nome e cognome italiani e lavori in un cantone francofono.

Concludo concretamente con fatti e numeri. Secondo me, non è possibile costruire gli “Stati Uniti d’Europa” similmente agli “Stati Uniti d’America”, per due motivi: 1) perché la popolazione europea differisce da una regione e l’altra, mentre quella americana è omogeneamente mescolata su tutto il territorio. 2) la densità di popolazione è ben diversa e ciò che in USA sta in uno Stato, in Europa sta in una regione: gli USA hanno 302 milioni di abitanti in 54 Stati (5,6 mio/stato), mentre in UE 450 mio abitanti stanno in 28 Stati (16,07 mio/stato), non considerando che, senza alcuni piccoli Stati come Malta, Cipro, Lussemburgo (molto più piccoli di altri) il rapporto mio/stato si alzerebbe ancora molto di più. (Ovviamente, ho considerato il Regno Unito come ancora appartenente alla UE.)

Spero di vedere un giorno la realizzazione di questo mio sogno.

Milano, 24.5.2017 Chico Sciuto

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