martedì 17 ottobre 2017

Comunicato della Direzione nazionale dell’A.M.I., riunita a Firenze il 15 ottobre 2017

C O M U N I C A T O

La Direzione nazionale dell’A.M.I., riunita a Firenze il 15 ottobre 2017,

prende atto che la riforma elettorale che il Parlamento sta per varare non soddisfa pienamente l’esigenza di recuperare il rapporto tra eletti ed elettori ne’ contribuisce in modo significativo a delineare la governabilità post-elettorale.
In ogni caso, quale che siano le norme di voto, la crisi italiana deriva principalmente dall’inadeguatezza dell’offerta politica.
Auspichiamo pertanto che in vista dell’imminente scadenza elettorale le forze politiche si assumano le proprie responsabilità di costruire il futuro del Paese lasciando da parte gli interessi di parte e le sterili polemiche.
Occorre riempire il vuoto culturale che caratterizza gli attuali schieramenti bravi soltanto a rincorrere le ansie e le paure popolari senza concentrarsi sulle vere sfide della società contemporanea come il lavoro, l’ambiente, la formazione e l’innovazione.

Un esempio di tale inadeguatezza è dato dalla contrapposizione sul cosiddetto “ius soli”, una legge doverosa e tardiva che dovrebbe essere approvata nella piena consapevolezza della necessità di costruire un progetto di cittadinanza repubblicana e laica. Invece, l’opposizione confonde il tema con la delicata questione migratoria e la maggioranza di governo sembra più preoccupata di compiacere il Vaticano che di creare le condizioni per attuare la riforma.

L’Europa, scossa non solo dagli attacchi terroristici ma anche dalla Brexit ed ora dal referendum catalano nonché dall’esito delle elezioni tedesche che hanno ridato fiato al nazionalismo al pari degli altri Paesi dell’Est, ha bisogno di un’Italia forte ed assertiva che porti avanti le istanze federaliste almeno in parte evidenziate dal nuovo presidente francese.

Dobbiamo scrollarci di dosso le pulsioni egoistiche del Nord, le nostalgie neoborboniche del Sud, i rigurgiti neofascisti, i condizionamenti criminali. Dalle prossime elezioni deve quindi uscire un quadro politico all’altezza della situazione per lavorare agli Stati Uniti d’Europa rifondando su nuove basi l’edificio comunitario.
Tocca ai cittadini impegnarsi ben prima dell’esercizio del diritto di voto: occorre infatti una riappropriazione della politica che sottragga le leve dei partiti ai gruppi di potere ed ai capi carismatici per riportarli nell’alveo del metodo democratico dell’art. 49 della Costituzione.

Riprendiamo le fila del disegno repubblicano mazziniano in cui il popolo su fa stato per diventare protagonista della democrazia.

Firenze, 15 ottobre 2017

mercoledì 4 ottobre 2017

Documento approvato dalla sezione di Brescia circa il referendum regionale.


Sezione di Brescia (BS) Giuseppe Mazzini Via Tosio, 10 – 25121 Brescia


L'Associazione Mazziniana di Brescia contesta radicalmente i provvedimenti a mezzo dei quali sono stati indetti i referendum nella Regione Veneto e nella Regione Lombardia per il giorno 22 ottobre 2017 e quelli che ne hanno disposta l'attuazione. Contesta alla radice lo strumento referendario per come in questo caso utilizzato e per la strampalata posizione politica che lo supporta. Tali referendum sono anzitutto completamente inutili, dal momento che si vorrebbe un mandato popolare a favore del Presidente della Regione al fine svolgere una attività, cioè imbastire trattative con lo Stato per ottenere maggiori forme di autonomia all'interno di un percorso stabilito e condiviso, che la Costituzione già gli riconosce ai sensi dell'art. 116.

Tale inutilità confessa, peraltro, una completa insipienza politica in chi li ha proposti, dal momento che rende semmai evidente come i Presidenti della Lombardia e del Veneto, con i Consigli Regionali che hanno deliberato, non sono stati in grado di ottenere lo stesso risultato coi mezzi a loro disposizione, non hanno cioè finora svolto il mandato che gli elettori dovrebbero avere loro conferito con l'elezione alla carica presidenziale e consiliare. I referendum denotano inoltre misera scaltrezza e completa mala fede, poiché la rincorsa al voto popolare, che avrebbe semmai dovuto seguire il fallimento della ricerca di una intesa con lo Stato, non è stata preceduta da alcuna trattativa con lo Stato stesso al fine di ottenere tale maggiore autonomia, segno evidente del fatto che si è voluto ricorrere in ogni caso al referendum, perfino a costo di sopportarne la totale inutilità.

Anche la tecnica normativa seguita per indire i referendum è indice di scarsissimo contegno istituzionale. Basti pensare, ad esempio, al percorso a ritroso seguito dalla Lombardia sui contenuti del referendum stesso, se è vero che è stato approvato con delibere del Consiglio Regionale del febbraio 2015 e, a fronte della sua indizione nel maggio 2017 con decreto del Presidente Maroni con quesito assolutamente generico, solo nel giugno 2017 vi è la tardiva delibera del Consiglio Regionale che ha specificato quali contenuti e quali materie dovrebbero essere interessati da un referendum già indetto e con quesito già determinato. La Regione Veneto ha solo un quesito anch'esso generico ed indefinito, senza alcuna indicazione di quali materie dovrebbero essere toccate dalle iniziative regionali. Per non parlare poi delle modalità di svolgimento del voto, che non ne garantiscono assolutamente l'imparzialità e la regolarità.

Dunque, in tema di referendum una classe politica irresponsabile si balocca in quei maneggi da apprendisti stregoni che, lungi dal prediligere uno strumento che va utilizzato con cura e parsimonia democratiche in materie specifiche e ben determinate, ne sviliscono la funzione e lo rendono oramai, di fatto, un inflazionato e disaffezionato accessorio dei riti della politica. Con uno spreco di risorse, tra l'altro, che senza dubbio merita l'intervento dei cittadini affinché siano svolti accurati controlli di contabilità pubblica.

Come al solito, in Italia le questioni fondamentali e dirimenti, come possono essere quelle di un corretto e moderno rapporto tra enti territoriali e di una efficiente ripartizione di risorse all'interno di una equilibrata esaltazione delle autonomie, finiscono tutte in operetta. Allo stesso modo, perché in fin dei conti stiamo trattando lo stesso tema, nella farsa è franato quel ridicolo ed impossibile referendum sulla storia costituito dalla mozione approvata dal Consiglio della Regione Puglia il 4 luglio scorso per l’istituzione di una nuova giornata della memoria “atta a commemorare i meridionali morti in occasione dell’unificazione italiana”, beandosi di un contegno politicamente e storicamente irresponsabile.

Alla fine rimane che un istituto democratico essenziale e prezioso quale il referendum è stato piegato per dare sfogo ai capricci di una classe politica priva di dignità istituzionale, al solo ed unico scopo di irridere le istituzioni dandosi di gomito. Per questo motivo l'Associazione Mazziniana di Brescia ritiene di non contribuire a questi atti di dileggio istituzionale ed invita pertanto la cittadinanza a disertare le urne (od i “tablet”, sempre che si sappia dove effettivamente sono queste fantomatiche urne padane). 
Associazione Mazziniana di Brescia