C O M U N I C A T O
L’Associazione Mazziniana Italiana
Esprime il proprio stupore e la propria indignazione
Tale delibera, approvata in pieno clima estivo e senza nessun autentico dibattito che coinvolgesse l’opinione pubblica, la società civile e il mondo scientifico pugliesi e nazionali, costituisce un autentico colpo di mano finalizzato esclusivamente a soddisfare le minoritarie, ma rumorose, frange neoborboniche ed è espressione del pressapochismo con cui, troppo spesso, la classe politica e le istituzioni pubbliche affrontano i grandi nodi del dibattito storiografico, manifestando un interesse puramente strumentale e demagogico per la dimensione pubblica e civile della riflessione e della ricerca storica e più ampiamente scientifica.
In nome di una supposta e mai esistita Borbonia felix, e dei suoi presunti primati, la delibera del Consiglio regionale pugliese dimentica completamente il ruolo di protagonista avuto nel Risorgimento dalle province meridionali, dalla Rivoluzione napoletana del 1799 ai moti del 1820-21, al 1848, che ebbe a Palermo il proprio inizio europeo, sino all’impresa garibaldina che vide partecipare decine di migliaia di meridionali a fianco dei volontari provenienti da tutta Italia e non solo. Un’impresa che, vale la pena ricordarlo a chi così male conosce la storia italiana e meridionale, non si concluse, come per le altre regioni italiane, con l’annessione “alla monarchia costituzionale di Vittorio Emanuele II” ma con la rivendicazione nei plebisciti dell’adesione all’“Italia Una e Indivisibile”.
Paradossalmente la mozione approvata, individuando nella caduta di Gaeta – che, per altro, non fu nemmeno l’ultima fortezza borbonica ad arrendersi – la propria data simbolo, non rende giustizia neanche alla causa che vorrebbe sostenere, riducendo le complesse ragioni sociali, politiche economiche e religiose che animarono il cosiddetto “Grande Brigantaggio” alla mera componente militare e legittimista.
Frutto ultimo di una stagione di superficialità e di spregiudicata manipolazione della Storia a proprio uso e consumo, questa “Giornata della Memoria per le vittime meridionali dell’Unità d’Italia” affonda le proprie radici nel terreno inquinato di un sudismo vittimista che non ha nulla a che vedere con la tradizione meridionalista che da Pasquale Villari a Gaetano Salvemini e Guido Dorso sino a Tommaso Fiore, Manlio Rossi Doria, Ugo La Malfa e Francesco Compagna ha sempre pensato alla questione meridionale come ad una grande questione nazionale, immaginando un Sud Mezzogiorno d’Europa, lontano da ogni chiusura identitaria e da ogni nostalgia reazionaria.
Fa appello
A tal fine promuove l’organizzazione di un primo momento di riflessione collettiva per il prossimo 18 ottobre, in ricordo del 18 ottobre 1794, quando il ventiduenne patriota repubblicano pugliese Emanuele De Deo venne impiccato, primo martire del Risorgimento, dal paterno governo borbonico.
Genova, 4 Agosto 2017
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