Documento approvato a maggioranza dall'assemblea precongressuale della sezione AMI di Gallarate
Rifondare la Repubblica
Il sempre più profondo distacco tra cittadini e istituzioni repubblicane, plasticamente rappresentato dall’altissima percentuale di astensionismo che si registra a ogni tornata elettorale e dalla fuga di una grossa parte degli elettori verso movimenti anti-sistema e populisti, è un segnale che non può più essere ignorato e che al tempo stesso dà la misura di quanto le istituzioni stesse siano inadeguate alla soluzione dei problemi che si trovano ad affrontare.
Oltre alla crisi economica, la cui fase peggiore sembra sia passata, gravano sulla vita del Paese la scarsa sensibilità istituzionale e la pochezza culturale e morale di una parte sempre più consistente della classe dirigente - politica e amministrativa -specchio palese di una altrettanto scarsa maturazione politica e civile della società.
La combinazione di leggi elettorali che hanno man mano tolto agli elettori la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, e il sistema di garanzie e di contrappesi disposti per il vigente bicameralismo, ha di fatto impedito - dal ’48 ad oggi - la formazione di esecutivi duraturi,
ma non ha evitato, per contro, modifiche della Costituzione a colpi di maggioranza e una legislazione bizantina, con leggi di difficile interpretazione anche da parte di chi dovrebbe applicarle, farle rispettare e sanzionarne i raggiri o gli abusi. Non si può tuttavia negare che non siano mancati, specialmente nella prima fase della Repubblica, anni segnati da buoni governi e dal varo di leggi che hanno dato decisivo impulso alla crescita culturale, economica e civile del Paese.
In relazione al tema posto dal prossimo Congresso Nazionale dell’AMI “Rifondare la Repubblica”, i mazziniani della sezione “Giuseppe Tramarollo” di Gallarate reputano che - nella salvaguardia dei principi costituzionali inalienabili di sovranità popolare e di indipendenza della rappresentanza parlamentare, obbiettivo centrale delle riforme sia quello di rimuovere gli ostacoli che hanno impedito, tanto nella prima quanto nella seconda repubblica, di avere esecutivi stabili e duraturi e un processo legislativo efficace per tempestività e chiarezza delle leggi prodotte.
Pertanto, ritengono che il processo riformistico in atto, teso a rafforzare il potere esecutivo e a superare il bicameralismo perfetto, differenziando le competenze di Camera e Senato, debba comunque realizzarsi mediante:
Una legge elettorale che preveda l’elezione diretta dei membri sia della Camera che del Senato e il voto preferenziale da parte degli elettori, si da restituire al Parlamento rappresentatività e autorevolezza ed evitare nel contempo che i Governi siano ostaggio di maggioranze arlecchino create al solo scopo elettorale.
Rafforzamento dell’Esecutivo con l’introduzione della mozione di sfiducia costruttiva e con il conferimento al Presidente del Consiglio della possibilità di “licenziare” i propri ministri, assicurando così governi duraturi.
Differenziazione dei compiti di Camera e Senato e affidamento a quest’ultimo di una funzione di garanzia e di collegamento con le istituzioni territoriali ed Europee.
Una legge attuativa dell’art. 49 della Costituzione, che stabilisca le regole politiche e organizzative dei partiti e ne ristabilisca la funzione di legame tra cittadini e istituzioni ai fini della determinazione della politica nazionale, nonché di canale insostituibile per la formazione e il rinnovo della classe dirigente.
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Tutto ciò premesso, i mazziniani ritengono, quindi , che debba essere respinta la legge di riforma del Senato che ne prevede l’elezione di secondo livello e riaffermano la necessità di elezione diretta proprio per le funzioni cui sarà chiamato ad assumere, tra le quali l’elezione del Presidente della Repubblica e dei componenti della Consulta e del Consiglio Superiore della Magistratura e l’esame e approvazione dei disegni di riforma costituzionale.
Denunciano, inoltre, con forza il pericolo che il combinato disposto della riforma del Senato e dell’Italicum - considerando il metodo delle liste bloccate gravemente lesivo dell’autonomia del Parlamento - trasformi surrettiziamente il Paese in una repubblica presidenziale, monocamerale e fortemente squilibrata verso il Potere Esecutivo, che conferisce al Capo del Governo - non più Presidente del Consiglio - un esorbitante potere di controllo nei confronti di un Parlamento prevalentemente di nominati, rendendo di fatto il Potere Legislativo succube del Potere Esecutivo.
Per evitare una pericolosa deriva antidemocratica del Paese, confermano pertanto la necessità di un sistema che avvicini elettori ed eletti, che consenta ai primi di eleggere i propri rappresentanti e che ristabilisca l’equilibrio democratico dei poteri tra Governo e Parlamento.
Gallarate, 20 ottobre 2015
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