10 Ottobre 2013
Cari tutti, mi sento di dire due o tre cose. Quando si decide di modificare la gran parte della Costituzione, logica e buon senso mi dicono che non la si modifica ma che se ne fa un'altra. Se è così, io credo che sia legittimato solo ed esclusivamente un metodo costituente, democratico e popolare. Quello intrapreso non è un percorso costituente e questo, per me, inficia tutta l'opera. Potranno poi fare una bellissima riforma, ma non è questo il punto.
E perché esca una bella riforma possiamo solo sperare nell'insania principis, perché il nostro principe, oggi, non è certo illuminato. Chi è il principe? Col porcellum ci fondiamo su una oligarchia/monarchia che nomina Parlamento e Governo, che non è nemmeno il regno degli ottimati, data la generale mediocrità culturale, la totale carenza di sapienza politica, l'illegalità imperante e l'insulsaggine di chi fa leggi e regolamenti, oltre tutto in massima parte senza mai aver lavorato un giorno in vita sua. Tanto è vero che per fare la riforma costituzionale si deve ricorrere ai saggi pescati altrove, tanto si è impresentabili.
Nessuno, poi, mi ha mai detto prima delle elezioni che si sarebbe rifatta la Costituzione, per cui il principe ha deciso motu proprio, una concessione tanto graziosa che il Governo la rivendica come cosa propria (lo vedo anche nei commenti di alcuni amici, fare un'altra Costituzione per dare credito all'esecutivo!). Il Parlamento alla fine può solo prendere o lasciare, come si fa con le colf clandestine a tre euro all'ora. E così sarà per la ratifica popolare, che non sarà certo l'imprimatur ex ante con elezione di delegati appositi come nel 1946.
Quella riformata, dunque, ritengo sarà una carta ottriata, di quelle che a noi non piacciono se guardiamo alla storia e che non ci accorgiamo di avere davanti se guardiamo al presente. E quale legittimazione si potrà mai avere rivendicando percorsi costituenti in Europa, l'Europa dei popoli, se lasciamo passare il fatto che la Costituzione la possono fare i prìncipi?
Peraltro, in questa generale crisi di tutto, non so proprio ricollegare cause specifiche al bicameralismo od al premierato, anche perché il Parlamento non è mai stato così conforme e spedito a rami uniti. Per cui son disposto a discutere di qualche modifica selettiva, ma se me ne si impone un'altra in questo modo protesto come mazziniano e come cittadino. Un caro saluto a tutti.
Paolo Lombardi
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