lunedì 26 giugno 2017

Verbale Coordinamento regionale AMI 17 giugno 2017 Varese


Varese 17 giugno 2017
Verbale riunione Coordinamento lombardo della Associazione Mazziniana Italiana.
Presenti: Mario Di Napoli presidente dell’AMI, Carlo Manzoni, Leonardo Tomassoni, Roberto Gervasini e Fiorenzo Filippini di Varese, Aurelio Ciccocioppo e Angelo Protasoni di Gallarate, Gianna Parri e Carlo Visco Gilardi di Monza, Chico Sciuto e Giorgio Beccaceci di Milano, Pierantonio Volpini e Paolo Moschini di Bergamo.

Al momento dell’arrivo alla stazione di Varese siamo stati accolti dagli amici di Varese e siamo stati omaggiati di un articolo relativo a una pagina storica di Varese : la battaglia del 26 maggio- Garibaldi a Varese.
Si inizia con una visita alla scuola  intitolata a Giuseppe Mazzini all’interno della quale viene portato un mazzo di fiori al busto di Giuseppe Mazzini posto nell’androne della scuola. Il busto è opera dello scultore Wagner.
Si visita quindi la piazza con il campanile basilica di San Vittore  che porta ancora i segni delle cannonate del feldmaresciallo Karl von Urban nell’anno 1859 quei giorni di maggio in cui i Cacciatori delle Alpi e la popolazione di Varese si opposero alle truppe Austriache
Passando infine per la piazza del Podestà a visitare il monumento dedicato al Garibaldinoisiamo arrivati alla sede della Associazione.

 
Verbale Coordinamento regionale AMI  a Varese:
Carlo Manzoni presenta la nuova sezione AMI di Varese ed elenca le iniziative già messe in atto e presenta il vasto e interessante programma delle manifestazioni pubbliche per i resto dell’anno.
Pierantonio Volpini illustra il ruolo della sua funzione, parla della relazione sull’Europa di Chico Sciuto (che si può leggere alla fine di questo post), poi legge il verbale della precedente riunione del coordinamento che si può leggere in questo post (http://mazzinianilombardi.blogspot.it/2017/06/verbale-coordinamento-regionale-ami-08.html), e propone delle iniziative informatiche da attuare per avere un chiaro quadro degli iscritti ed una informatizzazione di base per tutti.
Gianna Parri a proposito dell 'Ami  / Ame ha affermato "ho condiviso l'idea primaria di C. Sciuto  di allargare l'Ami all'Europa per quanto possibile - il nome non è fondamentale  e con Sciuto ho condiviso il primo documento - ma che lascio a Chico la paternità del secondo documento - quello reso ora pubblico - sul quale ho delle perplessità : mi sembra che tornare alle regioni europee  eliminando gli Stati sia un lungo passo indietro rispetto al pensiero mazziniano ".
Manzoni e Di Napoli affermano che l’argomento merita un Congresso ad hoc e viene ricordato che il logo con l’edera dell’ AMI simboleggia l’Europa, ma che si potrebbe mettere una scritta sotto il logo a ricordare l'idea  di Mazzini di un Europa libera ed unita.
Pierantonio Volpini suggerisce che la scritta potrebbe essere - Per Una Giovine Europa - per ricordare il movimento fondta da Mazzini nel 1834
Tommasoni concorda con il no a AME
Pierantonio Volpini anticipa che il regolamento del coordinamento verrà inviato a tutti. E sottolinea che tutte le future comunicazioni verranno inviate da parte sua solo ai segretari di sezione, lasciando a costoro l’invio successivo a tutti gli iscritti della sezione. Ricorda che nel regolamento si parla di un Vicepresidente che non è stato ancora nominato. Si decide che il vicepresidente sarà Chico Sciuto.
Il delegato di Gallarate parla dei programmi della sezione e della mozione che li impegna a iniziative di carattere sociale, sul versante istruzione e del recupero di un quadro con il contributo del F.A.I.
Giorgio Beccaceci Parla della conferenza sui fratelli Rosselli tenuta il giorno precedente a Monza. Evidenzia l’estremo interesse per quanto ascoltato, ritiene che tali presentazioni dovrebbero diventare patrimonio condiviso e auspica che nelle prossime simili occasioni l’evento venga registrato e messo in rete.
Per ampliare la platea degli iscritti all’AMI propone che ogni iscritto alla Associazione regali per un anno l’abbonamento a Pensiero Mazziniano con una lettera di accompagnamento da preparare per spiegare l’importanza dei valori mazziniani e sottolineando che in caso di interesse a partire dal  da secondo anno  sarebbe gradita la sua iscrizione diretta alla Associazione.
Le due proposte sono accolte positivamente. Per la prima se ne parlerà con le sezioni lombarde per attuarla, per la seconda preparerà un promemoria da sottoporre alla Direzione Nazionale alla prima riunione.
Mario Di Napoli
Definisce utile uno scambio di esperienze facendo anche format ripetitivi.
Dichiara che lo ius soli dovrebbe esser accompagnato dallo ius cultura.
Suggerisce di organizzare una volta ogni anno una Giornata mazziniana lombarda
L’Europa è un  importante tema e dovremo dibatterlo; no il passaggio al nome AME ma inserire nel logo un motto che richiama all’Europa si può.
Favorevole alla creazione di una Federazione Mazziniana Europea con apertura di sedi mazziniane ovunque sia possibile.
Accenna alla conferenza sui fratelli Rosselli tenuta a Monza il giorno precedente, li definisce due mazziniani del XX secolo, evidenzia che il rapporto tra Giustizia e Libertà si tiene insieme solo se il collegamento è la Virtù Morale, la Virtù Repubblicana.”
Giorgio Beccaceci


 



Chico Sciuto - relazione sull’Europa

Cari amici mazziniani, dopo la riunione del Comitato Lombardo A.M.I. di sabato 8 aprile 2017 a Brescia, ho perfezionato la mia relazione sull’Europa, già espressa qua e là in varie occasioni. Ve la espongo qui di seguito.

È necessaria qualche premessa. Il vocabolario Zanichelli, alla voce “Patria”, recita: “Paese comune ai componenti di una nazione, in cui essi si sentono legati come individui e come collettività, sia per nascita, sia per motivi psicologici, storici, culturali e simili.” Mi pare si possa anche convenire che Patria è il luogo in cui si è liberi in casa propria e dove non si è comandati da alcun estraneo.

Premetto anche che il mondo è in continua evoluzione e che tutto cambia sempre più velocemente. Ai tempi di Mazzini non esistevano l’automobile, l’aereo, il telefono, la TV, i computers, internet. In altre parole, non c’era quell’odierna facilità di interscambio di persone e di idee, che ha mutato molte cose. Tuttavia, mentre alcune idee mazziniane rimangono ancor valide, come quella della Giovine Europa, altre invece devono essere aggiornate ai tempi, come il concetto di fratellanza e di unione fra i popoli, in particolare quelli europei.

Ciò premesso, espongo alcuni dati storici. Qualche millennio avanti l’Era Volgare (“avanti Cristo”, per chi preferisce) l’Europa era già omogenea, anche se, ovviamente, non esisteva ancora il concetto moderno di Stato. Nei miei viaggi in l’Europa, ho potuto constatare di persona che l’antico popolo europeo esprimeva già a quei tempi il suo unico pensiero nelle sue architetture megalitiche, giunte fino a noi. Ho visitato infatti megaliti molto simili in Sardegna, Corsica, Bretagna, Puglia, Svezia, Turchia, Portogallo, Scozia, Irlanda, Malta. Stonehenge è solo l’esempio più noto di quei megaliti. Persino i monumenti meno diffusi, come la “tomba del gigante”, in Sardegna, trova riscontro in una costruzione omologa nella lontana “citania” di Briteiros, in Portogallo.

Evidentemente, esisteva già allora un’unica cultura, nonostante le antiche difficoltà di comunicazione. Astronomia e religione erano collegate con quelle antiche costruzioni, ma la mancanza di scrittura, non ancora inventata, non ha consentito di tramandarci altro.

Anche gli studi del genetista Luigi-Luca Cavalli-Sforza e gli esami sull’origine delle lingue europee confermano l'unica origine degli europei, salvo piccole eccezioni. Non voglio annoiare riportando qui in dettaglio questi studi ed esami e rimando quindi alla letteratura specifica, molto esplicativa e appagante (L.L.CavalliSforza+T.Pievani “Homo Sapiens” ed.Codice).

È pure lungo spiegare qui come quell’antica civiltà megalitica, fondendosi con la cultura e la scrittura provenienti dal vicino oriente, si sia trasformata poi nella civiltà greca. Per dare una rapida idea, si può paragonare l’antica Grecia all’America di oggi: entrambe sono sintesi di altre culture, concentrate in uno stesso luogo. Dati storici e scritti omerici ce lo confermano.

Oggi la Grecia è la culla della nostra civiltà, è il fondamento del mondo attuale. La componente culturale ebraica, proveniente dalla Palestina, ha apportato poi successive trasformazioni religiose.

Alla civiltà greca subentrò poi quella latina. In epoche successive, quell’antica unità è venuta a mancare. Vari sono stati i tentativi di rinsaldarla: il Sacro Romano Impero (2 feb. 962 – 6 ago. 1806) è solo uno dei vari esempi.

In epoche più recenti, circa 200 anni fa, alcune delle odierne nazioni europee si erano già formate (p. es.: Francia, Gran Bretagna), altre lottavano per l’indipendenza (Grecia, Polonia, Irlanda) e altre ancora (Italia, Germania) erano frazionate in tanti piccoli Stati.

Man mano che, fra i popoli, si diffondeva sempre più la consapevolezza di sé, parallelamente ricominciava a sorgere una nuova idea di unità europea, slegata da quella di epoca megalitica, troppo antica e ormai dimenticata. Nasceva così, per forza di cose, quel Risorgimento che ben conosciamo, di cui Mazzini fu indiscusso protagonista.

Purtroppo, nasceva anche la necessità di stabilire i confini delle nuove nazioni, confini impossibili da tracciare in una popolazione sempre più amalgamata. Ecco quindi sorgere i primi contrasti, molto acuti nei luoghi di maggior commistione, soprattutto tra Francia e Germania. Questi contrasti poi hanno portato a un secolo di quelle guerre fratricide, che oggi possono essere viste come una guerra civile europea, la cui soluzione ha generato l’Unione Europea.

Un’idea di questa commistione ci è data dalla città di Strasburgo, che ha caratteristiche sia francesi, sia tedesche. Si chiama Strasbourg in francese, Straßburg in tedesco (Straße, in tedesco significa strada) e si trova oggi in Francia. Altrettanto si può dire di Colmar/Kolmar o di Mulhouse/Mülhausen o di varie altre cittadine. Francoforte, in tedesco Frankfurt, significa “guado dei Franchi” sul fiume Meno.

Persino molti cognomi denotano la commistione: il biologo francese George Cuvier (1769 – 1832) si chiama Georg Küfer in tedesco; Robert Schuman (1886 – 1963), uno dei padri fondatori dell’EU, era francese con cognome tedesco nato in Lussemburgo; il nostro contemporaneo Jean Claude Junker è un lussemburghese che ha studiato in Francia e ha cognome tedesco. La torre Eiffel, simbolo di Parigi e della Francia, prende nome dall’ingegnere che la costruì: un francese dal cognome tedesco. Haussmann, costruttore dei famosi boulevards parigini, era francese con cognome tedesco. Si potrebbe proseguire con tanti altri casi, alcuni noti, altri sconosciuti.

Un discorso simile può essere fatto per altre regioni europee. A sud, la Provenza deve il suo nome alla provincia romana per antonomasia. Ancor oggi, in Corsica e a Nizza, molti cognomi sono italiani. E poi, la Val d’Aosta deve stare in Italia o in Francia? La Lorena è Francia o Germania? I Paesi Baschi sono Francia, Spagna o autonomi? L’AltoAdige/Südtirol è Italia o Austria? Il Kosovo è Serbia o Albania? La città natale del filosofo tedesco Kant è Königsberg ed è tedesca o Kaliningrad ed è russa? E così via. Qualsiasi regione europea possiede caratteristiche proprie, ma simili a quelle confinanti.

Come dicevo all’inizio, i moderni mezzi di comunicazione hanno cambiato molte cose. Oggi tutto è ancor più interconnesso, a tal punto che la patria degli europei non è più semplicemente la Spagna, la Grecia, l’Italia, la Lituania, eccetera, ma l’Europa nel suo complesso.

Quanto alle persone dei giorni nostri, cito semplicemente il mio caso, come esempio tutt’altro che speciale, molto comune fra tanti europei.

Mia moglie ha origini mitteleuropee. Nella 1a guerra mondiale, un mio nonno e due miei zii hanno combattuto, teoricamente, contro quelli di mia moglie. Ho due figlie. Una vive in Italia, sposata con un italo-spagnolo. L’altra, dopo varie esperienze lavorative in vari Stati europei, ha sposato un tedesco, vive in Germania e ha doppia nazionalità. Due miei nipoti sono bilingui e gli altri tre conoscono varie lingue. Ripeto: esistono svariati casi come il mio. Infatti, le generazioni di giovani o ex-giovani, che hanno partecipato ai vari Erasmus, è oggi inserita pienamente nel mondo del lavoro del paese d’origine e/o all’estero.

Così, ogni cittadino europeo sta costruendo l’Europa, spontaneamente, lentamente, nonostante gli odierni populismi autolesionistici che auspicano un ritorno a un passato ormai impossibile. Quei ciechi populismi non tengono conto, tra l’altro, che il problema del momento, il controllo degl’immigrati, è più facile se siamo uniti, non se siamo separati e che le frontiere esterne dell’UE sono più corte della somma delle frontiere dei singoli Stati. È più forte la valuta unica, l’euro, piuttosto che tante valute di singoli Stati, soggette a facili speculazioni. Ricordo bene quando il governo Amato dovette improvvisamente prelevare dai c/c degl'italiani per evitare la bancarotta.

Oggi, in Europa abbiamo un’unica valuta e le monete delle nostre nazioni circolano già nelle nostre mani. Le leggi dei vari paesi europei si assomigliano molto. La politica economica diventa sempre più unitaria. La facilità di scambio ha permesso alle ditte di offrire gli stessi servizi in tutt’Europa, di aprire ovunque gli stessi negozi e di disporre delle stesse merci. Persino alcuni programmi TV usano gli stessi format: hanno identiche scene, stessa grafica, si svolgono nello stesso modo in vari paesi, cambiando solo la lingua e le persone (vedi, p. es., “Chi vuol esser milionario”). Spesso, anche gli spot pubblicitari sono uguali in vari paesi e, qualche volta, nemmeno cambiano lingua. Spero di poter avere presto anche un’unica Costituzione per tutti. Spero anche che il caso Brexit, non ancora definito, rimanga isolato e voglio illudermi che rientrerà.

Se non si realizzerà presto un’Europa veramente unita, in ogni regione non verrà mai meno né il desiderio d’indipendenza, né quello di appartenenza a uno Stato o a quell’altro confinante. Anche i nazionalismi dei singoli Stati rinasceranno sempre perché, per preconcetto, qualunque nazione si sentirà sempre superiore o sempre inferiore a un’altra. Bisogna quindi abolire gli Stati attuali, mantenendo le regioni con le loro specifiche caratteristiche che, sfumando l’una nell’altra, genereranno un’unica, grande nazione europea, fortemente unita. Si proteggeranno così le autonomie etniche, politiche, linguistiche e, allo stesso tempo, si avrà una maggiore coesione.

Non è un’utopia. Infatti oggi esistono già forti diversità all’interno di ogni Stato: il Süd Tirol/Alto Adige, con forte componente tedesca, è molto diverso dalla Sicilia con la sua componente araba (p. es.: Marsala è “Marsha Allah”, porto di Dio). Altrettanto domani, nella nazione europea, la Lapponia, coi suoi pastori di renne, e Malta, sintesi di culture mediterranee, continueranno a essere due regioni diverse, ma appartenenti a un unico grande Stato. Questo sarebbe anche il riconoscimento delle comuni origini del popolo europeo, dell’unico popolo europeo.

Per tutto quanto detto, io considero la situazione attuale come una semplice tappa di una lunga transizione, iniziata nel Risorgimento e culminante nella futura Europa unita, un’Europa formata dalle sole regioni (Alsazia, Toscana, Hessen, Algarve, Catalogna, Attica, ecc.), un’Europa senza gli attuali Stati (Italia, Francia, Olanda, Estonia, ecc.).

Dovranno restare soltanto lo Stato centrale, le regioni e i Comuni. Io vedo questo come il naturale sviluppo di quel processo risorgimentale, iniziato da Mazzini e non ancora compiuto.

Per questo, io auspico un 2° Risorgimento: come, anticamente, tanti piccoli Stati si sono fusi per formare le nazioni attuali, così anche queste nazioni dovranno fondersi per formarne uno solo, più grande: l’Europa. La fusione dev’essere totale, così come avviene oggi tra la popolazione delle già citate regioni renane, così come avviene oggi nella piccola Svizzera, dove è molto frequente, p. es., che un cittadino di madrelingua tedesca abbia nome e cognome italiani e lavori in un cantone francofono.

Concludo concretamente con fatti e numeri. Secondo me, non è possibile costruire gli “Stati Uniti d’Europa” similmente agli “Stati Uniti d’America”, per due motivi: 1) perché la popolazione europea differisce da una regione e l’altra, mentre quella americana è omogeneamente mescolata su tutto il territorio. 2) la densità di popolazione è ben diversa e ciò che in USA sta in uno Stato, in Europa sta in una regione: gli USA hanno 302 milioni di abitanti in 54 Stati (5,6 mio/stato), mentre in UE 450 mio abitanti stanno in 28 Stati (16,07 mio/stato), non considerando che, senza alcuni piccoli Stati come Malta, Cipro, Lussemburgo (molto più piccoli di altri) il rapporto mio/stato si alzerebbe ancora molto di più. (Ovviamente, ho considerato il Regno Unito come ancora appartenente alla UE.)

Spero di vedere un giorno la realizzazione di questo mio sogno.

Milano, 24.5.2017 Chico Sciuto

venerdì 23 giugno 2017

Verbale Coordinamento regionale AMI 08 aprile 2017 a Brescia



Verbale Coordinamento regionale AMI 08 aprile 2017 a Brescia
Presenti: Delegazioni sezioni AMI Brescia, Bergamo, Milano, Monza

O.d.G. :
1) Report e riflessioni festeggiamenti Europa 25 marzo 20172) Report sul dibattito dell’esecutivo nazionale sulla proposta di Gianna Parri e Chico Sciuto -Cambiare il nome della nostra Associazione in: Associazione Mazziniana Europea - A.M.E.
3) Festeggiamenti del 25 aprile4) Benvenuto alla nuova sezione A.M.I di Varese, intitolata a "Giovanni Bertolè Viale" e al coordinatore Carlo Manzoni
5) Varie ed eventuali

1° Punto O.d.G.
Paolo Lombardi: Relaziona sulla riunione a Roma della D.N. e la manifestazione per l’anniversario europeo iniziata con una commemorazione al monumento di Mazzini con discorso di Michele Finelli, poi in corteo dalla Bocca della Verità al Colosseo, buona la presenza di amici nella delegazione AMI e molti i giovani tra i 20 e 40 anni partecipanti al corteo.
Giorgio Beccaceci: Rileva l’entusiasmo di una festa molto colorata, con poche bandiere e molti
inglesi presenti e altri stranieri, presenza di bandiere di Israele e piuttosto noiosi e lunghi i discorsi
ufficiali, di rilievo lo striscione con il verso dantesco “Fatti non foste per viver come bruti…” Chiuse
le Basiliche e Chiese per sicurezza ma il commercio aperto e molta polizia presente.
Gianna Parri: La manifestazione di Monza con il Papa ha registrato una presenza di circa un
milione di persone molto ordinate e corrette, l’organizzazione era OK al termine la città era pulita
positiva la valutazione.

2° Punto O.d.G.
Paolo Lombardi:
Comunica che in D.N. si è discusso la proposta di denominazione europea
dell’A.M.I. con l’acronimo A.M.E. non si è deciso nulla, ma l’orientamento e prevalentemente
negativo. Si è approfittato della discussione per valutare la costituzione di una Federazione
Mazziniana Europea promuovendo eventualmente la costituzione di sezioni a Londra, Parigi,
Lugano.
Gianna Parri: Rileva la nota di Maria Pia Roggero (Allegata), che ha estrapolato alcuni scritti di
Giuseppe Mazzini sul tema utili al dibattito a sostegno di una federazione. Presenta il documento
Un Europa da diffondere e promuovere con l’auspicio che l’iniziativa prosegua per allargare il
consenso e sollecitare la discussione per inserire nel logo un motto che richiami il riferimento
all’Europa. Antonio Scaglia: Può contattare un amico che opera all’estero (Polonia) e può
verificare in loco se ci sono possibilità di allargamento ad una federazione europea, ricorda che
nell’inno polacco c’è un chiaro riferimento all’Italia e che lo stesso inno ebbe la prima esecuzione
in Italia a Reggio Emilia.
Domenico Polimeni: Invita a rapportarsi con la gioventù studentesca sollecitandola a intervenire
coordinandosi con analoghe realtà straniere.
Gianna Parri: Propone di approfittare del viaggio in Francia per commemorare i F.lli Rosselli per
verificare se c’è qualcosa di utile per la costituzione di una AMI in Francia.
A conclusione della discussione il coordinamento regionale si esprime a favore della costituzione
di una federazione europea dell’AMI.

3° Punto O.d.G.
Antonio Scaglia:
Comunica la promozione a Desenzano il 27 maggio di una iniziativa sui F.lli
Rosselli in collaborazione con il circolo Rosselli di Milano e altre associazioni sensibili al tema. Ci
sarà eventualmente una esposizione di materiale documentario ed una successiva riproposizione
in autunno a Brescia città dell’iniziativa.
Gianna Parri: Vuole promuovere un convegno per verificare cosa è rimasto oggi dell’opera dei
Rosselli e del liberalsocialismo rosselliano, Ha difficoltà a contattare lo studioso Mimmo Franzinelli
che ha scritto libri sui Rosselli. Si terrà in contatto con Antonio Scaglia per avere indicazioni sul
circolo Rosselli di Milano.

4° Punto O.d.G.- Situazione delle sezioni AMI lombarde
Pierantonio Volpini: A Bergamo si registra una diminuzione del tesseramento per un calo di
entusiasmo, propone la istituzione di una figura di socio sostenitore con una quota tessera di
minor costo rispetto alla quota di iscrizione ufficiale, diversamente la sezione si va estinguendo.
La D.N. ha già discusso in passato del doppio tesseramento pronunciandosi negativamente.
La tessera deve dare dei servizi per essere appetibile, la donazione di libri può essere una
proposta, oppure vedere la possibilità di promuovere convenzioni con musei, mostre etc. a cui la
tessera può dare agevolazioni, ad esempio al museo di Genova può dare diritto all’ingresso
gratuito o particolari sconti sul Bookshop o nei negozi vicini.
Paolo Lombardi: ritiene necessario preparare un progetto già pronto da sottoporre alla D.N. per
avere una risposta positiva.
Propone la costituzione di una rete di Format delle iniziative lombarde per le quali una sezione
può farsi carico di una particolare iniziativa e le altre ne promuovono la divulgazione e la
partecipazione.
Il Coordinamento si propone di convocarsi prossimamente a Varese.

Brescia, 8 aprile 2017

venerdì 9 giugno 2017

A 80 anni dall'assassinio di Carlo e Nello Rosselli cosa rimane oggi di Giustizia e Libertà


L'ASSOCIAZIONE MAZZINIANA DI MONZA HA DECISO DI CELEBRARE LA FESTA DELLA REPUBBLICA  RICORDANDO DUE MARTIRI DEL REGIME FASCISTA , CARLO E NELLO ROSSELLI, DI CUI RICORRE L'OTTANTESIMO DELLA MORTE .

SIETE TUTTI INVITATI IL 16 GIUGNO IN SALA MADDALENA IN VIA SANTA MADDALENA A MONZA ALLE ORE 17:30  PER CONOSCERE MEGLIO LA LORO VICENDA UMANA E POLITICA .

GIANNA  PARRI




Intervento di Carlo Visco Gilardi al convegno sui Fratelli Rosselli a Monza del 16/06/2017


Il 9 giugno 1937 Carlo e Nello Rosselli furono uccisi in Normandia nei pressi della casa di campagna di Carlo che da qualche anno viveva in Francia per sottrarsi alle soperchierie del fascismo imperante. La squadra degli assassini era composta da elementi appartenenti alla Cagoule, una setta spietata e neofascista collegata con i servizi segreti italiani (Ovra) e della Spagna franchista.
La storia di questi due formidabili fratelli è stata ampiamente descritta e analizzata dall’amico Mario Di Napoli, io voglio semplicemente raccontare quanto il pensiero dei Rosselli e in particolare quello di Carlo sul socialismo liberale influenzò me e molti miei coetanei che iniziarono negli anni ’60 ad occuparsi di politica.

La lettura di Piero Gobetti, Gaetano Salvemini, Carlo Rosselli ci aveva fatto comprendere fino in fondo i limiti del socialismo reale di stampo marxista leninista. Questi pensatori pur attenti e attratti in parte anche dalla esperienza sovietica erano consapevoli del grave limite del socialismo reale, ovvero l’impossibilità di far coincidere libertà e uguaglianza, ed essi vivevano un’epoca ancora molto vicina alla rivoluzione di ottobre e ancora lontana dalle rivelazioni del 1956 da parte di Krusciov sugli orrori e gli stermini staliniani, anche se lo stesso Carlo Rosselli aveva visto all’opera lo stalinismo nella guerra di Spagna. Nel contempo questo filone di pensiero, che ora chiamiamo liberal democratico, e che traeva linfa vitale dal pensiero mazziniano, aveva messo in evidenza i limiti del pensiero liberale soprattutto quando questo non sapeva formulare una proposta adeguata sugli squilibri sociali. Nel campo economico la crisi del 1929 aveva drammaticamente evidenziato l’incapacità di autoregolamentazione del sistema capitalistico in una società industriale avanzata, ovvero contenente anche una quota di disoccupazione o di marginalità salariale.

Negli anni ’60 a noi giovani studenti che non volevamo scegliere il “paradiso comuista” e vedevamo i limiti del moderatismo democristiano e malagodiano, le opere di Gobetti, Salvemini, Rosselli e di coloro che avevano seguito il loro pensiero fino all’esperienza del Partito d’Azione, come Ugo la Malfa, Ernesto Rossi, Piero Calamandrei segnarono un percorso che ci portò all’impegno politico prima all’Università e poi nella vita civile. A questo si aggiunse, soprattutto per gli studenti di economia la grande lezione di Keynes e le sue teorie, che anche oggi giorno tornano di estrema attualità.

Così come, a mio avviso è di estrema attualità il percorso politico che lega con un filo rosso continuo tutto quel pensiero politico “liberal democratico” che parte da lontano e che anche oggi è necessario per costruire un progetto di società in cui nell’idea del liberal socialismo Carlo Rosselli fondando Giustizia e Libertà volle rappresentare nel tricolore italiano i tre valori che sono o dovrebbero essere universali e cioè appunto libertà, giustizia, fraternità. Giustizia nel concreto significa eguaglianza e il liberal-socialismo ha come spirito politico quello della coesistenza di libertà e eguaglianza. Talvolta la prima è la libertà che peraltro non potrebbe sussistere se non fosse moderata dall’eguaglianza e viceversa, l’eguaglianza diventerebbe una caserma per chi l’adotta se non ci fosse costantemente la libertà.

E questi concetti che furono ben presenti a Ernesto Rossi, Spinelli e Colorni quando scrissero il Manifesto di Ventotene per gli Stati Uniti d’Europa. Europa che ha bisogno di diventare vero e proprio stato federale così come lo avevano immaginato a Ventotene.
Come ha ricordato bene Eugenio Scalfari parte dall’uccisione dei Rosselli esattamente il 9 giugno del ’37, il percorso nella maturità politica di chi ha condiviso il loro insegnamento, i loro valori e lo slogan che tutti ci accomuna: ancora una volta Giustizia e Libertà.

In questi giorni in cui regna sovrana la confusione politica e l’uso a volte non meditato dei tweet riduce il confronto politico ad una contrapposizione di slogan, ritengo sia utile tornare a rappresentare le scelte politiche in base ad un “progetto di società” che ci dia gli strumenti per affrontare i problemi in modo meditato e non ricorrendone da una parte le urgenze e dall’altra parte un tornaconto. Così come trovo intollerabile che nell’impegno e nelle scelte politiche non ci sia più spazio per le distinzioni sui “pricipi” e per questo l’intransigenza di tutti coloro che ho ricordato insieme ai fratelli Rosselli nei confronti del fascismo e dello stalinismo ci dovrebbe ricordare che anche oggi queste intransigenze debbano essere conosciute e proclamate nel ricordo storico e nell’azione quotidiana.
Ricordiamoci quello che diceva Piero Gobetti “ ….se la sinistra non è liberale sinistra non è….”

Carlo Visco Gilardi


venerdì 2 giugno 2017

71° ANNIVERSARIO DELLA REPUBBLICA ITALIANA MANIFESTO MAZZINIANO PER IL 2 GIUGNO 2017

Scheda del referendum istituzionale del 2 giugno 1946

 Testo del manifesto mazziniano emesso in occasione del 2 giugno 2017, Festa della Repubblica. 
A.M.I. - Segr. Naz.le Nicola Poggiolini

La Repubblica è nata in Italia per volontà di popolo, liberamente espressa per la prima volta a suffragio universale, sia maschile che femminile. Il 2 giugno 1946, è stata posta la prima pietra della democrazia in un Paese a cui il Risorgimento aveva conferito l’unità nazionale, ma nell’ambito di un regime monarchico naturalmente esposto alle tendenze autoritarie fino alla sua definitiva compromissione con la dittatura fascista.

In Repubblica, il popolo è l’asse portante della sovranità democratica da cui soltanto traggono linfa le istituzioni rappresentative. I cittadini di una Repubblica non possono pertanto limitarsi ad esercitare una delega il giorno delle consultazioni elettorali, ma devono sentire l’orgoglio e la responsabilità di essere partecipi ogni giorno della sovranità popolare nel coltivare la dimensione della politica, ancorandola al rigore morale ed orientandola al progresso civile.

In Repubblica, i cittadini non sono atomi, ma si organizzano secondo il principio di Associazione per il perseguimento degli interessi collettivi, per l’ampliamento delle libertà e dei diritti fondamentali, per la promozione della giustizia sociale.

Una Repubblica che abbia un’anima  “repubblicana” è pertanto lo storico obiettivo di noi mazziniani che aspiriamo ad una “democrazia in azione” che sia strumento di educazione e di emancipazione per tutti i cittadini.
Diritti inalienabili e doveri inderogabili vanno di pari passo, nello spirito della Costituzione, per proiettare l’Italia nello sviluppo dell’integrazione europea, che rappresenta la sfida del nuovo secolo. 

“Sono nella vita dei popoli, come in quella degli individui, momenti solenni, supremi, nei quali si decidono le sorti di un lungo avvenire”. Queste parole di Giuseppe Mazzini richiamano oggi l’urgenza per l’Europa di trasformarsi in un soggetto politico federale, pena la predita della sua identità e della sua cultura. 

Dal ricordo della vittoria della Repubblica nel referendum istituzionale, viene perciò l’auspicio di una mobilitazione dei popoli europei per l’obiettivo degli Stati Uniti d’Europa.
Dedichiamo, anche per questa ragione, il 71° anniversario della Repubblica italiana alla memoria di Carlo e Nello Rosselli, di cui a breve ricorrerà l’80° anniversario del martirio, perché furono tra i più lucidi combattenti della barbarie nazifascista nel nome dell’Europa della Giustizia e della Libertà.
 
Genova, 2 giugno 2017