venerdì 9 giugno 2017

A 80 anni dall'assassinio di Carlo e Nello Rosselli cosa rimane oggi di Giustizia e Libertà


L'ASSOCIAZIONE MAZZINIANA DI MONZA HA DECISO DI CELEBRARE LA FESTA DELLA REPUBBLICA  RICORDANDO DUE MARTIRI DEL REGIME FASCISTA , CARLO E NELLO ROSSELLI, DI CUI RICORRE L'OTTANTESIMO DELLA MORTE .

SIETE TUTTI INVITATI IL 16 GIUGNO IN SALA MADDALENA IN VIA SANTA MADDALENA A MONZA ALLE ORE 17:30  PER CONOSCERE MEGLIO LA LORO VICENDA UMANA E POLITICA .

GIANNA  PARRI




Intervento di Carlo Visco Gilardi al convegno sui Fratelli Rosselli a Monza del 16/06/2017


Il 9 giugno 1937 Carlo e Nello Rosselli furono uccisi in Normandia nei pressi della casa di campagna di Carlo che da qualche anno viveva in Francia per sottrarsi alle soperchierie del fascismo imperante. La squadra degli assassini era composta da elementi appartenenti alla Cagoule, una setta spietata e neofascista collegata con i servizi segreti italiani (Ovra) e della Spagna franchista.
La storia di questi due formidabili fratelli è stata ampiamente descritta e analizzata dall’amico Mario Di Napoli, io voglio semplicemente raccontare quanto il pensiero dei Rosselli e in particolare quello di Carlo sul socialismo liberale influenzò me e molti miei coetanei che iniziarono negli anni ’60 ad occuparsi di politica.

La lettura di Piero Gobetti, Gaetano Salvemini, Carlo Rosselli ci aveva fatto comprendere fino in fondo i limiti del socialismo reale di stampo marxista leninista. Questi pensatori pur attenti e attratti in parte anche dalla esperienza sovietica erano consapevoli del grave limite del socialismo reale, ovvero l’impossibilità di far coincidere libertà e uguaglianza, ed essi vivevano un’epoca ancora molto vicina alla rivoluzione di ottobre e ancora lontana dalle rivelazioni del 1956 da parte di Krusciov sugli orrori e gli stermini staliniani, anche se lo stesso Carlo Rosselli aveva visto all’opera lo stalinismo nella guerra di Spagna. Nel contempo questo filone di pensiero, che ora chiamiamo liberal democratico, e che traeva linfa vitale dal pensiero mazziniano, aveva messo in evidenza i limiti del pensiero liberale soprattutto quando questo non sapeva formulare una proposta adeguata sugli squilibri sociali. Nel campo economico la crisi del 1929 aveva drammaticamente evidenziato l’incapacità di autoregolamentazione del sistema capitalistico in una società industriale avanzata, ovvero contenente anche una quota di disoccupazione o di marginalità salariale.

Negli anni ’60 a noi giovani studenti che non volevamo scegliere il “paradiso comuista” e vedevamo i limiti del moderatismo democristiano e malagodiano, le opere di Gobetti, Salvemini, Rosselli e di coloro che avevano seguito il loro pensiero fino all’esperienza del Partito d’Azione, come Ugo la Malfa, Ernesto Rossi, Piero Calamandrei segnarono un percorso che ci portò all’impegno politico prima all’Università e poi nella vita civile. A questo si aggiunse, soprattutto per gli studenti di economia la grande lezione di Keynes e le sue teorie, che anche oggi giorno tornano di estrema attualità.

Così come, a mio avviso è di estrema attualità il percorso politico che lega con un filo rosso continuo tutto quel pensiero politico “liberal democratico” che parte da lontano e che anche oggi è necessario per costruire un progetto di società in cui nell’idea del liberal socialismo Carlo Rosselli fondando Giustizia e Libertà volle rappresentare nel tricolore italiano i tre valori che sono o dovrebbero essere universali e cioè appunto libertà, giustizia, fraternità. Giustizia nel concreto significa eguaglianza e il liberal-socialismo ha come spirito politico quello della coesistenza di libertà e eguaglianza. Talvolta la prima è la libertà che peraltro non potrebbe sussistere se non fosse moderata dall’eguaglianza e viceversa, l’eguaglianza diventerebbe una caserma per chi l’adotta se non ci fosse costantemente la libertà.

E questi concetti che furono ben presenti a Ernesto Rossi, Spinelli e Colorni quando scrissero il Manifesto di Ventotene per gli Stati Uniti d’Europa. Europa che ha bisogno di diventare vero e proprio stato federale così come lo avevano immaginato a Ventotene.
Come ha ricordato bene Eugenio Scalfari parte dall’uccisione dei Rosselli esattamente il 9 giugno del ’37, il percorso nella maturità politica di chi ha condiviso il loro insegnamento, i loro valori e lo slogan che tutti ci accomuna: ancora una volta Giustizia e Libertà.

In questi giorni in cui regna sovrana la confusione politica e l’uso a volte non meditato dei tweet riduce il confronto politico ad una contrapposizione di slogan, ritengo sia utile tornare a rappresentare le scelte politiche in base ad un “progetto di società” che ci dia gli strumenti per affrontare i problemi in modo meditato e non ricorrendone da una parte le urgenze e dall’altra parte un tornaconto. Così come trovo intollerabile che nell’impegno e nelle scelte politiche non ci sia più spazio per le distinzioni sui “pricipi” e per questo l’intransigenza di tutti coloro che ho ricordato insieme ai fratelli Rosselli nei confronti del fascismo e dello stalinismo ci dovrebbe ricordare che anche oggi queste intransigenze debbano essere conosciute e proclamate nel ricordo storico e nell’azione quotidiana.
Ricordiamoci quello che diceva Piero Gobetti “ ….se la sinistra non è liberale sinistra non è….”

Carlo Visco Gilardi


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